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Storia del Parco Archeologico

Nella letteratura di età umanistica sono presenti alcuni cenni sulla città di Suasa, ma a trattare l’argomento in maniera specifica fu per primo Vincenzo Maria Cimarelli. Nelle sue Istorie dello Stato di Urbino pubblicate nel 1642, descrisse, anche se talvolta in maniera fantasiosa, le rovine ancora visibili dell’antico sito.

Un’epigrafe del 1569, conservata sulla scalinata d’accesso al piano nobile del Palazzo della Rovere, sede del Museo dedicato alla città romana, delinea un’immaginaria storia di Suasa e ne descrive i principali monumenti all’epoca visibili.

L’iscrizione menziona Octaviano Vulpello giureconsulto presso la corte dei Della Rovere a Urbino, che abitava nella cinquecentesca casa colonica detta del Tappatino, situata presso il sito dell’antica città. Sull’abitazione è tutt’ora presente un architrave in cui è scolpito il suo nome.

Questo personaggio si interessò a restituire splendore alla città e proprio da lui deriva la denominazione che ancora identifica la località che ospita sua abitazione e i resti di Suasa, ovvero Pian Volpello.

Risalgono alla seconda metà dell’800 le prime notizie di scavi qui condotti in occasione di lavori pubblici (Vanzolini, Brizio).

Solo verso gli anni cinquanta del secolo scorso si riaccende l’interesse su Suasa ad opera di Gello Giorgi, appassionato locale che cominciò a raccogliere oggetti provenienti dalla città, poi confluiti nel primo nucleo del Museo di S. Lorenzo in Campo.

Negli anni settanta la Soprintendenza Archeologica delle Marche cominciò una serie di interventi per il recupero dell’anfiteatro, unico edificio sempre in vista.

Nel 1987, attraverso la collaborazione tra Associazione intercomunale valli del Misa e del Nevola (poi Consorzio Città Romana di Suasa) e l’Istituto di Archeologia dell’Università di Bologna (poi Dipartimento di Archeologia) con l’appoggio della Soprintendenza Archeologica per le Marche e l’aiuto dell’amministrazione comunale di Castelleone di Suasa, iniziarono una serie di studi sul sito che portarono a definire un primo progetto per la costituzione di un Parco Archeologico.

L’acquisizione da parte del Comune di un podere presso Pian Volpello può dare inizio nel 1988 all’esplorazione sistematica della città romana, che prosegue da allora sino ad oggi.

Le continue ricerche dell’Università unitamente agli investimenti del Comune di Castelleone per l’acquisizione di nuovi poderi e della Soprintendenza per l’acquisto e il recupero della casa colonica cinquecentesca detta del Tappatino hanno permesso nel 2000 di costituire il Parco Archeologico Regionale della Città Romana di Suasa che attualmente occupa un’area di circa 90.000 mq.

Il Parco consta di spazi musealizzati e visitabili: la cosiddetta Domus dei Coiedii, l’anfiteatro, il Foro e la domus repubblicana.

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